L'uomo, 57 anni, ha lasciato un biglietto nel quale ha spiegato che aveva «problemi economici insormontabili»
di Marco De Risi
ROMA - Disperato per la mancanza di soldi e probabilmente finito nella morsa dell'usura un corniciaio di Centocelle ieri pomeriggio si è impiccato nel suo negozio. E' stato il figlio verso l'ora di pranzo a trovare il cadavere del padre con un cappio al collo, la corda fissata ad una trave del soffitto nel suo piccolo ma storico negozio in via degli Ontani, a due passi da via dei Pioppi. Su un tavolo una lettera d'addio dove Pasqualino Clotilde, 56 anni, artigiano, che da trentacinque anni lavorava nella bottega nel cuore di Centocelle, ha scritto le motivazioni del suicidio: «problemi economici insormontabili».
Lo spettro dell'usura. Un dramma che sembra legato al prestito a strozzo ormai radicato nella periferia, ancor più adesso con la crisi economica. Lo spettro dell'usura si è materializzato nelle parole dei residenti ieri pomeriggio assiepati davanti al piccolo negozio con la serranda verde calata a metà mentre la polizia era all'interno per il sopralluogo. Decine di persone, che conoscevano da una vita il corniciaio, non si sono fatte problemi nel dare una spiegazione di quello che potrebbe essere accaduto. «Potrebbe essere finito nelle mani di qualche strozzino che frequenta la zona» ha detto più di qualcuno. Del resto da quel dedalo di vie del quartiere le voci sono arrivate anche alla squadra mobile e gli investigatori avrebbero trovato già qualche indizio che confermerebbe l'ipotesi dell'usura. La moglie di Pasqualino Clotilde è stata ascoltata insieme all'altra figlia sposata e madre di un bimbo, la donna lavora per una ditta di pulizie ma aiutava anche il marito nel negozio di cornici. «Sono addolorato - racconta Antonio, un amico di Clotilde sulla cinquantina, disoccupato - poco prima che Pasqualino si togliesse la vita, stavo giocando con lui a carte nel negozio durante l’orario di chiusura. Mi diceva che anche lui risentiva della crisi economica ma non avrei mai pensato che potesse togliersi la vita».
«Era una persona per bene». Ieri pomeriggio vicino alla bottega di cornici, davanti al supermercato e al bar all’angolo, erano in tanti con le lacrime agli occhi per il dramma di Pasqualino. «Era una persona per bene - racconta una signora con gli occhi lucidi dalla commozione - Ogni giorno veniva da Valle Martella dove abitava e lavorava tutto il giorno. Possedeva una vecchia auto per tornare a casa. Qui c’è gente senza scrupoli che gira su fuoriserie e approfitta di chi ha bisogno di soldi».
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